
Google sottolinea che X (ex Twitter) e altre aziende cercano di delegare agli app store la responsabilità di verificare l’età degli utenti, in risposta alle critiche sulla facile accessibilità dei social media ai minorenni. Tuttavia, evidenzia che molte app non richiedono necessariamente questa informazione, il che comporterebbe una condivisione di dati superflua.
Per affrontare il problema, Google propone una soluzione orientata alla privacy, limitando al minimo la raccolta dei dati. Invece di trasmettere l’età degli utenti a tutti gli sviluppatori, solo quelli con app non adatte ai minori dovrebbero riceverla, previa autorizzazione dei genitori. Anche Apple ha suggerito un'alternativa simile a fine febbraio.
Gli sviluppatori potrebbero determinare l’età dell’utente attraverso specifici segnali (non ancora noti), regolando l’accesso ai contenuti o offrendo impostazioni di privacy dedicate. La proposta di Google mira inoltre a prevenire l’uso illecito o la condivisione indebita di questi dati con terze parti.
Il suggerimento sarebbe l’adozione di uno standard che vieti la pubblicità personalizzata per i minori di 18 anni, una pratica già applicata da Google e che dovrebbe diventare obbligatoria per tutte le aziende. Infine, propone la creazione di una dashboard centralizzata che permetta ai genitori di monitorare l’attività online dei figli su tutte le app.