
In Italia è cominciata una vera e propria rivoluzione silenziosa: la dismissione progressiva della rete in rame a favore della fibra ottica. Il cosiddetto "switch off del rame", iniziato ufficialmente nel 2021, sta trasformando il panorama delle telecomunicazioni, con impatti significativi su cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni.
Cos’è lo switch off del rame
Il termine "switch off" richiama alla memoria quello già noto per il passaggio dalla TV analogica a quella digitale, ma questa volta il protagonista è il vecchio doppino telefonico in rame, da decenni alla base della telefonia fissa e delle connessioni ADSL. Ora, con l’avanzare della tecnologia in fibra ottica (FTTH - Fiber to the Home), le infrastrutture in rame vengono gradualmente smantellate per far posto a collegamenti molto più veloci e affidabili.
Open Fiber e TIM, i due principali attori del settore in Italia, sono in prima linea in questo processo. L’obiettivo è ambizioso: sostituire completamente la rete in rame entro il 2028, come previsto dalle direttive europee in linea con il piano "Gigabit Society 2025", che punta a garantire una connettività a 1 Gbps per tutti.
A che punto siamo
Secondo gli ultimi dati AGCOM, nel 2024 oltre il 70% dei comuni italiani risultava già coperto almeno parzialmente da rete FTTH o FWA (Fixed Wireless Access), mentre la rete in rame resta attiva in gran parte dei centri più piccoli e nelle aree rurali, dove l'intervento infrastrutturale risulta più complesso e costoso.
TIM ha avviato lo switch off in diverse città italiane, con una road map di dismissioni che coinvolge centinaia di centrali. A fine 2024, più di 500 centrali in rame erano già state chiuse. L’obiettivo per il 2025 è di arrivare a quota 1.000. Nel frattempo, Open Fiber prosegue la sua attività di copertura capillare, soprattutto nelle aree bianche, ossia quelle a fallimento di mercato, grazie anche ai fondi del PNRR.
Cosa cambia per gli utenti
Il passaggio alla fibra comporta numerosi vantaggi: velocità di connessione fino a 10 volte superiori rispetto all’ADSL, maggiore stabilità e minore latenza. Ma anche alcuni obblighi: gli utenti devono migrare verso nuovi contratti e, in alcuni casi, sostituire modem o impianti telefonici non compatibili.
Non mancano le criticità: alcuni utenti lamentano ritardi nell’attivazione delle linee in fibra o l’impossibilità di mantenere il numero fisso. Inoltre, in contesti condominiali o in zone montane, i lavori possono richiedere mesi o addirittura anni.
Il futuro: un’Italia sempre più connessa
La dismissione del rame è un tassello fondamentale per il futuro digitale dell’Italia. Non si tratta solo di aumentare la velocità di navigazione, ma di abilitare nuovi servizi: telemedicina, smart working, didattica digitale e industria 4.0. In questo senso, lo switch off non è solo un passaggio tecnico, ma un cambiamento culturale.
Il 2025 sarà un anno cruciale. La sfida è duplice: garantire che nessuno resti indietro e fare in modo che la transizione sia gestita in maniera trasparente, efficiente e inclusiva. Perché dire addio al rame, in fondo, significa aprire le porte a un’Italia più moderna, veloce e competitiva.