
La lunga battaglia legale tra il governo degli Stati Uniti e Google, accusata di monopolio nel mercato dei motori di ricerca, si avvicina a un momento decisivo. Al termine dell’ultima udienza dedicata alla fase dei rimedi, il giudice federale Amit Mehta ha annunciato che la sentenza finale è attesa entro agosto 2025.
Il procedimento, avviato dal Dipartimento di Giustizia nel 2020, rappresenta uno dei casi antitrust più rilevanti degli ultimi decenni contro un colosso tecnologico. Dopo aver valutato mesi di testimonianze, documenti interni e argomentazioni legali, la corte dovrà ora pronunciarsi non solo sull’effettiva responsabilità di Google, ma soprattutto sulle possibili misure correttive da applicare.
Durante le udienze sui rimedi, la discussione si è concentrata su quali interventi siano necessari per ristabilire la concorrenza nel mercato delle ricerche online. Tra le opzioni ipotizzate, vi sono restrizioni contrattuali con produttori di dispositivi e browser, modifiche agli accordi con aziende come Apple, e persino scenari di separazione strutturale di alcune attività pubblicitarie.
Google, da parte sua, ha sempre respinto le accuse, sostenendo che il suo successo è frutto di innovazione e preferenze degli utenti, non di pratiche anticoncorrenziali. I suoi legali hanno definito "draconiani" alcuni dei rimedi proposti dal governo, avvertendo che misure troppo aggressive potrebbero compromettere l’ecosistema digitale statunitense.
Il giudice Mehta, che già lo scorso anno ha presieduto la fase principale del processo, ha dichiarato di voler prendere tutto il tempo necessario per una decisione "equilibrata e fondata su prove solide". La pronuncia attesa per agosto potrebbe ridefinire il futuro del mercato della ricerca online e rappresentare un punto di svolta nella regolamentazione delle big tech.
In attesa della sentenza, il settore osserva con attenzione. Le implicazioni non riguardano solo Google, ma l’intero panorama digitale globale.