
Se il revenge porn colpisce prevalentemente le donne, la sextortion ha un volto diverso e ribalta le statistiche: circa l’80% delle vittime è infatti di sesso maschile.
Il revenge porn si manifesta soprattutto con la diffusione non consensuale di immagini o video a sfondo sessuale, spesso condivisi da ex partner mossi da rancore o desiderio di vendetta. La sextortion, invece, ha finalità quasi esclusivamente economiche. In questi casi i criminali – talvolta organizzazioni internazionali – acquisiscono o minacciano di acquisire materiale intimo e lo utilizzano come leva per un ricatto. Le richieste possono andare da somme di denaro relativamente modeste fino a importi molto elevati, con minacce di diffusione capillare attraverso social network e contatti personali delle vittime.
La crescita di questi fenomeni negli ultimi anni è strettamente legata all’uso sempre più diffuso delle piattaforme digitali e delle app di messaggistica, che rendono semplice la condivisione di contenuti ma al tempo stesso aumentano i rischi di abusi. Le forze dell’ordine invitano a denunciare senza esitazioni, ricordando che cedere al ricatto non garantisce che i contenuti non vengano comunque diffusi.