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Sicurezza o censura? La nuova Legge Shock divide la Russia

2025-06-11 10:53

by Antonello Camilotto

Indagini/Sanzioni/Leggi/Normative,

Sicurezza o censura? La nuova Legge Shock divide la Russia

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In un contesto sempre più teso sul fronte della cybersicurezza, la Federazione Russa si prepara a varare una nuova legge che ha già scatenato un'ondata di reazioni contrastanti a livello internazionale e tra gli attivisti digitali: si tratta di un pacchetto normativo ribattezzato informalmente “Legge Shock”, pensato per contrastare gli attacchi informatici DDoS (Distributed Denial of Service), ma che nasconde implicazioni ben più ampie.

 

Il contesto: escalation di attacchi informatici

 

Nelle ultime settimane, diverse istituzioni statali e aziende strategiche russe – tra cui ministeri, banche e società energetiche – sono finite sotto attacco DDoS. Fonti governative parlano di “un’operazione su vasta scala” condotta da gruppi hacker stranieri, alcuni dei quali avrebbero presunti legami con governi occidentali o con reti di hacktivisti filo-ucraini.

 

Secondo il Ministero dello Sviluppo Digitale russo, nel solo mese di maggio 2025 si sarebbero registrati oltre 3.500 attacchi coordinati, il 40% in più rispetto al mese precedente. Alcuni di questi attacchi hanno causato interruzioni temporanee nei servizi bancari e blackout digitali nei portali governativi.

 

La risposta del Cremlino: la “Legge Shock”

 

Per far fronte alla crescente minaccia, la Duma di Stato sta accelerando l’iter legislativo di una nuova norma emergenziale, che introduce misure straordinarie per la difesa cibernetica del Paese. Il provvedimento, la cui bozza è trapelata nelle ultime ore, prevede:

  • Accesso diretto e illimitato da parte del FSB (i servizi segreti interni) ai server delle principali compagnie tecnologiche russe;
  • Pene severe (fino a 15 anni di reclusione) per chiunque venga sospettato di collaborare con gruppi hacker stranieri, anche senza prove formali di attacchi effettuati;
  • Il blocco preventivo e automatico di IP stranieri ritenuti “a rischio”, con una black list aggiornata in tempo reale e accessibile solo alle autorità;
  • Un’estensione del controllo statale su VPN e reti criptate, con l’obbligo per gli operatori di fornire chiavi di accesso alle autorità federali.

 

Il governo russo giustifica la misura parlando di “difesa della sovranità digitale” e di “necessità di reagire in modo asimmetrico e risoluto a una guerra informatica non dichiarata”.

 

Critiche e allarmi internazionali

 

Le reazioni non si sono fatte attendere. Organizzazioni per i diritti digitali, tra cui Reporters Without Borders e Access Now, hanno denunciato l’approccio come un ulteriore passo verso una “censura digitale totalitaria”. Anche alcuni parlamentari europei e analisti dell’ONU hanno espresso preoccupazione, sottolineando come la legge rischi di colpire indistintamente utenti innocenti e di fornire al governo russo un ulteriore strumento per reprimere il dissenso online.

 

Nel frattempo, numerosi esperti di cybersicurezza avvertono che un eccessivo isolamento della Rete russa potrebbe avere effetti destabilizzanti anche per il traffico globale, vista l’interconnessione dei principali nodi digitali.

 

Verso una “cortina digitale”?

 

Secondo molti osservatori, la “Legge Shock” rappresenta un altro tassello nel processo di sovranizzazione digitale avviato da Mosca negli ultimi anni, in parallelo con lo sviluppo di un’infrastruttura Internet autonoma (Runet) e il rafforzamento del controllo statale sull’informazione.

 

L’adozione definitiva della legge è prevista entro la fine di giugno. Se approvata nella forma attuale, sancirebbe un passaggio epocale nel rapporto tra Stato e Internet in Russia: da terreno di scontro a dominio sotto rigido controllo.

𝗜𝗻𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗟𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶

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