
Le tensioni tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti si intensificano sul terreno cruciale del digitale. Al centro del dibattito: la regolamentazione delle grandi piattaforme tecnologiche, la protezione dei dati personali, la concorrenza e la sovranità digitale. Un confronto che va ben oltre le semplici divergenze legislative e che riflette interessi economici e geopolitici sempre più divergenti.
Regole europee contro i giganti americani
Con l’entrata in vigore del Digital Markets Act (DMA) e del Digital Services Act (DSA), l’Europa ha impresso un cambio di passo netto nella governance del web. I nuovi regolamenti, approvati tra il 2022 e il 2023, mirano a limitare il potere di mercato dei cosiddetti gatekeeper — ovvero le piattaforme dominanti come Google, Amazon, Apple, Meta e Microsoft — tutte con sede negli Stati Uniti.
Le norme europee impongono maggiore trasparenza negli algoritmi, libertà di scelta per i consumatori, e severe limitazioni all’autopreferenza delle piattaforme. Inoltre, i colossi tech devono garantire l’interoperabilità dei propri servizi e aprire l’accesso ai dati generati dagli utenti alle imprese concorrenti, in nome di una maggiore equità del mercato digitale.
Washington ha espresso più volte preoccupazione per quella che definisce “una discriminazione regolatoria nei confronti delle aziende americane”. Alcuni esponenti del Congresso hanno parlato apertamente di “protezionismo digitale europeo”, minacciando ritorsioni commerciali o l’apertura di contenziosi presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).
Il nodo della privacy e del trasferimento dati
Altro fronte caldo è la gestione dei dati personali. Dopo l’annullamento del Privacy Shield da parte della Corte di Giustizia europea nel 2020, UE e USA hanno faticosamente negoziato un nuovo quadro per i trasferimenti transatlantici di dati. Il Data Privacy Framework, annunciato nel 2023, ha risolto solo parzialmente le controversie.
Le autorità europee, guidate dalla Commissione e dal Garante europeo della protezione dei dati, continuano a porre l’accento sul rischio di sorveglianza da parte dei servizi d’intelligence statunitensi. Nel frattempo, molte aziende europee cercano soluzioni privacy by design o localizzano i dati nel continente, alimentando una tendenza verso l’“autarchia digitale”.
Sovranità tecnologica e intelligenza artificiale
Dietro lo scontro normativo si cela una sfida più ampia: quella per la sovranità tecnologica. L’Europa vuole ridurre la propria dipendenza da infrastrutture e software sviluppati negli Stati Uniti e in Cina. Da qui l’investimento in iniziative come Gaia-X (cloud europeo), Chips Act europeo (microprocessori) e regolamento sull’intelligenza artificiale, il primo al mondo a introdurre obblighi di trasparenza e limiti etici ai sistemi di IA.
Negli USA, al contrario, prevale un approccio più liberista e orientato al mercato, che favorisce la rapidità dell’innovazione rispetto alla regolamentazione preventiva. I colossi tech americani hanno criticato le regole europee come freno all’innovazione e barriere all’entrata nei mercati europei.
Prospettive: tra cooperazione forzata e tensione latente
Nonostante le frizioni, Europa e Stati Uniti sono consapevoli della necessità di un dialogo costante. Il Consiglio per il Commercio e la Tecnologia (TTC), istituito nel 2021, resta un canale di cooperazione aperto. Tuttavia, l’equilibrio tra protezione dei diritti digitali e libero mercato globale appare sempre più fragile.
Il confronto sul digitale non è solo tecnico, ma strategico. Chi regola il cyberspazio, detta le regole del gioco globale. E oggi, più che mai, UE e USA si trovano a giocare partite parallele, ma con agende profondamente diverse.