
L’intelligenza artificiale è ormai entrata nella quotidianità dei giovani, al pari dei social network. Un recente sondaggio rivela che il 93% dei ragazzi la utilizza regolarmente, segnando una trasformazione nel modo di apprendere, comunicare e creare contenuti.
L’intelligenza artificiale non è più soltanto un argomento da esperti o scienziati: tra i giovani è diventata una presenza costante, naturale, quasi scontata. Secondo una nuova indagine condotta su un campione rappresentativo di adolescenti e giovani adulti, ben il 93% di loro dichiara di utilizzare strumenti basati su AI. Una percentuale che eguaglia, e in alcuni casi supera, l’utilizzo quotidiano dei social network.
I motivi? Praticità, curiosità e creatività. Dalla generazione di testi e immagini all’aiuto nei compiti, passando per chatbot e assistenti virtuali, i giovani trovano nell’AI uno strumento versatile, capace di rispondere alle loro esigenze in tempo reale. “Uso ChatGPT per farmi spiegare cose che a scuola non capisco subito”, racconta Sofia, 17 anni, liceale a Milano. “È come avere un tutor personale, disponibile 24 ore su 24”.
Ma non mancano le ombre. Alcuni educatori e psicologi segnalano il rischio di dipendenza tecnologica e l’erosione delle capacità critiche. “L’intelligenza artificiale può diventare una scorciatoia mentale, se non viene accompagnata da un’adeguata educazione digitale”, avverte la psicologa scolastica Marta Lupi.
Intanto, le scuole cominciano ad attrezzarsi. In alcune realtà italiane, l’AI è già stata integrata nei programmi didattici, con laboratori dedicati e formazione per i docenti. Un segnale che la rivoluzione è in corso e va compresa, non temuta.
In un’epoca in cui la tecnologia evolve a ritmi vertiginosi, i giovani si confermano ancora una volta i primi a cavalcare l’onda. Con entusiasmo, ma anche con la responsabilità di imparare a distinguere tra uso consapevole e semplice dipendenza.