
Con il rapido sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale, una nuova sfida emerge per chi si occupa di analisi sociale: la possibilità che l'IA partecipi ai sondaggi d'opinione fingendosi umana. I modelli linguistici di nuova generazione, capaci di produrre risposte articolate e contestuali, possono insinuarsi nelle rilevazioni online, soprattutto quelle prive di sistemi rigorosi di verifica dell'identità.
Le piattaforme di sondaggio implementano da anni filtri per riconoscere bot e attività sospette, come tempi di risposta anomali o pattern ripetitivi. Tuttavia, i sistemi più sofisticati sono in grado di eludere molti di questi controlli, rispondendo con tempi variabili, argomentazioni credibili e perfino differenze di stile tra una risposta e l'altra. Questo scenario apre a un rischio concreto: risultati distorti, potenzialmente influenzati da partecipanti non umani.
Le conseguenze possono essere significative. I sondaggi guidano campagne politiche, studi di mercato, analisi sociali e decisioni istituzionali. Un'invasione silenziosa di risposte generate dall'IA potrebbe alterare la percezione pubblica su temi sensibili o condizionare investimenti e strategie aziendali. Per questo gli esperti chiedono strumenti più avanzati per distinguere gli utenti reali dalle macchine, oltre a protocolli di trasparenza per l'uso dell'IA.
Finché non verranno adottati sistemi più robusti, la domanda resta aperta: quanto è affidabile un sondaggio se a rispondere, tra le persone, potrebbero esserci anche le intelligenze artificiali?