
L’Italia dei brevetti mostra due volti: solida nei comparti tradizionali, in netto ritardo nei settori più innovativi. Nonostante la buona performance in ambiti come la meccanica e la chimica, il Paese arranca sul fronte delle tecnologie digitali e dell’Intelligenza Artificiale, ambiti che altrove trainano la crescita industriale e la competitività.
A complicare ulteriormente il quadro è la tendenza crescente delle grandi imprese italiane a spostare all’estero le proprie attività di ricerca e sviluppo. Questo fenomeno, evidenzia la quinta Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia presentata a Roma, contribuisce a rafforzare la dipendenza del sistema produttivo nazionale da brevetti e tecnologie controllati da soggetti stranieri.
Lo studio, realizzato da tre istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche — l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, l’Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile e l’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie — con il contributo dell’Area Studi Mediobanca, traccia un bilancio chiaro: senza un deciso investimento pubblico e privato nell’innovazione digitale, l’Italia rischia di restare ai margini delle grandi trasformazioni tecnologiche globali.